Nello scorso articolo abbiamo sorvolato in generale il significato di “inquinamento indoor”, oggi affronteremo l’argomento in maniera più specifica andando ad analizzare un particolare aspetto di questo problema, ovvero la sua componente chimica. Tutti sappiamo che in casa esistono muffe e polveri, sono elementi fortunatamente visibili di cui percepiamo perfettamente anche l’odore: se qualcosa “salta al naso” abbiamo la possibilità di individuarne la fonte, isolarla ed eliminarla (o quantomeno di allontanarci da essa). Cosa succede però quando le sostanze in gioco sono normalmente invisibili ed inodore? Cosa significa poi, in termini di concentrazioni ambientali, arrivare comunque a percepire un profumo o a sopportare una puzza? Cominciamo a capire subito che se arriviamo ad annusare qualcosa nell’aria, la presenza ambientale di ciò che annusiamo è già fortissima e probabilmente oltre i limiti espositivi. Teniamo sempre presente che quando parliamo di inquinamento chimico dobbiamo confrontarci con quantità e concentrazioni veramente basse: gli strumenti adoperati per rilevare i composti nocivi presenti nelle nostre case devono arrivare ad isolare solo qualche microgrammo di sostanza per ogni metro cubo d’aria (μg/m3). Tutto il problema dell’inquinamento chimico indoor viene misurato in μg/m3 e gran parte di questo problema viene affrontato con la schedatura di una decina di brutte sostanze (molto dannose per l’uomo) che non dovrebbero esistere nelle nostre abitazioni. È ormai consolidata in tutta la legislazione Europea la tendenza a valutare concretamente la concentrazione delle seguenti sostanze all’interno degli ambienti di vita:
formaldeide | 000050-00-0 |
acetaldeide | 000075-07-0 |
toluene | 000108-88-3 |
tetracloroetilene | 000127-18-4 |
o, m, p-xilene | 001330-20-7 |
1,2,4-trimetilbenzene | 000095-63-6 |
1,4-diclorobenzene | 000106-46-7 |
etilbenzene | 000100-41-4 |
2-butossietanolo | 000111-76-2 |
stirene | 000100-42-5 |
Tali sostanze vengono prese come riferimento dall’Europa stessa anche per la valutazione delle caratteristiche prestazionali dei materiali da costruzione: il GPP (Green Public Procurement) e nella fattispecie il suo recepimento italiano, ovvero il PAN GPP (Piano d’Azione Nazionale per il Green Public Procurement), identifica le massime emissioni attribuibili ad un prodotto da costruzione per ogni sostanza elencata in questa lista. Lo stesso GPP regola le emissioni di altre cinque sostanze, di solito meno comuni, ed impone un limite massimo per le emissioni totali di prodotto, il cosiddetto TVOC (Total Volatile Organic Compounds).
Cominciamo a capire che attorno a noi si sta consolidando un sistema normativo capace di tutelarci dai potenziali pericoli chimici che si possono nascondere nelle nostre case e nei materiali con cui sono costruite; è chiaro comunque che il ruolo più importante per la tutela e la salvaguardia della nostra salute spetta comunque a noi: l’inquinamento degli ambienti domestici è infatti fortemente influenzato da tutte le nostre scelte e abitudini.
Aprire le finestre per arieggiare i locali, utilizzare prodotti certificati per la pulizia della casa o evitare il fumo di sigaretta, sono infatti ottime pratiche di prevenzione quotidiana che ricadono esclusivamente sotto la nostra responsabilità.
Tra le sostanze nocive che possiamo trovare in casa, la più famigerata è sicuramente la formaldeide: composto praticamente ubiquitario che può essere emesso dai materiali da costruzione, dal fumo di tabacco, dai prodotti per la pulizia della casa e da tutti gli apparecchi a combustione (cucine, stufe, caldaie a gas o a legna).
Le fonti più significative di formaldeide sono rappresentate da molti pannelli a base di legno pressato, truciolato o compensato (soprattutto quelli non certificati) che vengono utilizzati nelle pavimentazioni, negli arredi o nei rivestimenti delle pareti.
In Italia siamo legalmente tutelati nei confronti della formaldeide, oltre che dal già citato D.M. 11/04/2008 (recepimento del GPP), anche dal D.M. 10/10/2008. Tale norma sancisce che i pannelli a base legno per interno e i manufatti con essi realizzati non possono essere immessi in commercio se, testati secondo UNI EN 717-1 (in fase di sostituzione con la EN ISO 12460-1), emettono un quantitativo di formaldeide superiore a 120 μg/m3. Tale valore definisce una certificazione emissiva di prodotto “E1” che possiamo assolutamente richiedere al nostro fornitore di fiducia.
SOSTANZA | CAS | LIMITE di EMISSIONE a 28 gg [µg·m-3] |
benzene | 000071-43-2 | < 1 |
tricloroetilene | 000079-01-6 | < 1 |
DEHP | 000117-81-7 | < 1 |
monossido di carbonio | 000630-08-0 | < 1 |
dibutilftalato | 000084-74-2 | < 1 |
TVOC | // | <1.500 |
formaldeide | 000050-00-0 | < 60 |
acetaldeide | 000075-07-0 | < 300 |
toluene | 000108-88-3 | < 450 |
tetracloroetilene | 000127-18-4 | < 350 |
o, m, p-xilene | 001330-20-7 | < 300 |
1,2,4-trimetilbenzene | 000095-63-6 | < 1.500 |
1,4-diclorobenzene | 000106-46-7 | < 90 |
etilbenzene | 000100-41-4 | < 1.000 |
2-butossietanolo | 000111-76-2 | < 1.500 |
stirene | 000100-42-5 | < 350 |
Leopoldo Busa – Progettista e Consulente Energetico, si laurea in architettura allo IUAV di Venezia nel 2002, apre il proprio studio a Padova nel 2005 e nel 2010 consegue il Master di II Livello “CasaClima” presso la Libera Università di Bolzano. Si specializza nella salubrità degli ambienti interni affiancando alle sue conoscenze accademiche una particolare attenzione verso quei principi di prevenzione ambientale che, basandosi su fondamenti scientifici, traggono origine dallo studio delle malattie legate all’inquinamento dei luoghi di vita e lavoro