Risultati oltre ogni aspettativa: quasi 200 progettisti (196 per la precisione) hanno partecipato al sondaggio proposto a fine febbraio sulle nostre pagine riguardo una tematica molto delicata: la durabilità degli edifici in legno. Pensiamo di poter ritenere il campione rappresentativo.
Qui di seguito abbiamo raccolto in forma aggregata e sintetica l’esito finale ed alcuni nostri commenti a riguardo. I risultati completi con i grafici sono riportati al termine.
E’ piuttosto difficile riassumere in poche righe le quasi 200 risposte ma ci proviamo. Il dettaglio più corretto è il c) poiché, come sottolineato dalla maggioranza, è l’unico che permette di avere la quota di appoggio del legno superiore a quella del pavimento finito esterno. E’ infatti senza alcun dubbio preferibile adottare una soluzione che permetta una protezione di tipo “passivo” rispetto ad una “attiva” formata da guaine la cui durata e correttezza di posa non è sempre garantita.
Le soluzioni a) e b) prevedono invece la parete posata ad una quota inferiore al pavimento finito esterno e di conseguenza l’unico elemento protettivo è la guaina. Per questo motivo vanno scartate.
Emergono molte perplessità relativamente alla guaina ad “U” per il rischio “effetto bicchiere” in caso di scenari di bagnamento e/o di condensa interstiziale dovuta a ponte termico. Condividiamo queste opinioni e sconsigliamo l’utilizzo di guaine ad “U” sul fondo delle pareti.
Il larice possiede una durabilità maggiore dell’abete ma non è assolutamente un materiale imputrescibile: non è consigliabile posarlo sotto la quota del pavimento finito esterno in quanto nel breve termine potrebbe essere oggetto di attacchi di agenti xilofagi. La durata dell’edificio non può essere legata alla durata di un elemento putrescibile posto in condizioni “a rischio”. Dal nostro punto di vista il larice può svolgere solo la funzione di elemento di livellamento.
Alcune perplessità sono emerse in merito all’utilizzo di guaine liquide: precisiamo che possono essere utilizzati anche altri tipi di guaine purchè in grado di garantire la totale impermeabilità nei confronti delle possibili infiltrazioni esterne nel tempo.
Infine alcune precisazioni in merito al ponte termico: vi chiediamo scusa per l’imprecisione del dettaglio ma per semplicità non abbiamo disegnato il rivestimento interno della parete ed il pacchetto completo del pavimento. Il rischio di ponte termico nel dettaglio c) c’è e va risolto con opportuni accorgimenti. Nel terzo (ed ultimo) articolo dedicato al tema vi mostreremo alcune analisi ad elementi finiti specifiche.
Ci sembra molto importante sottolineare come i risultati del sondaggio abbiano dimostrato in maniera inequivocabile che il dettaglio di attacco a terra va risolto solo ed unicamente attraverso la collaborazione tra più figure.
Nei prossimi giorni pubblicheremo un articolo dove si affronta il tema dell’attacco a terra dal punto di vista della sicurezza statica. Seguirà poi l’analisi degli aspetti fisico-tecnici legati ad eventuali fenomeni di condensa.
Infine alcune curiosità legate al sondaggio:
A presto!