Come accennato nel precedente articolo cui era collegato anche il sondaggio il secondo requisito del dettaglio di attacco a terra è quello della sicurezza statica.
L’appoggio della parete perimetrale sulla sottostruttura in c.a., sia essa interrato o fondazione, deve essere attentamente valutato in modo da evitare che il legno possa essere esposto all’umidità e/o al ristagno d’acqua.
Da normativa l’edificio deve essere progettato e realizzato per una Vita nominale di almeno 50 anni, per garantire questa durabilità è necessario adottare degli accorgimenti che mettano a riparo la struttura lignea dall’umidità e non è sempre sufficiente affidarsi alle membrane bituminose impermeabilizzanti che nell’arco dei 50 anni possono deteriorarsi e perdere la loro capacità impermeabilizzante.
In Italia non sono presenti normative che diano indicazioni su come comportarsi per questo delicato nodo, si può quindi fare riferimento alla normativa tedesca (DIN 68800-2:2012) che propone alcune soluzioni utili a preservare l’edificio dall’umidità garantendone la durabilità nel tempo.
Si consiglia quindi di tenere la parete in legno “fuori terra” rispetto al pavimento finito esterno da dove possono arrivare eventuali accumuli ed infiltrazioni d’acqua; all’interno dell’abitazione infatti tali fenomeni accadono raramente e quando si verificano sono facilmente identificabili.
La normativa tedesca raccomanda delle differenze minime tra le quote di appoggio della parete e del piano esterno correlate al tipo di finitura del piano esterno, in funzione delle caratteristiche drenanti di quest’ultimo.
Un documento creato dall’associazione carpentieri di Stiria suggerisce un dislivello minimo di 30cm.
Questo particolare nodo oltre alla durabilità deve essere progettato e realizzato per garantire anche altre funzioni quali quella statica.
L’attacco a terra svolge sicuramente una funzione di fondamentale importanza, infatti è qui che tutte le forze si trasferiscono dall’edificio alla struttura sottostante. Per assicurare il rispetto delle ipotesi progettuali è fondamentale assicurare alla parete una base d’appoggio uniforme ed a tale scopo è buona norma predisporre uno strato di malta di livellamento sopra alla fondazione.
Immagine tratta dal libro “Legno… Costruire… Abitare…” dell’Ing. Franco Piva
E’ sconsigliabile posizionare tra struttura in legno e struttura sottostante il cosiddetto cordolo in larice, soprattutto nel caso di edificio multipiano. Questa soluzione, utilizzata per ragioni di montaggio, presenta serie problematiche dal punto di vista statico in quanto questo elemento è soggetto a fenomeni di schiacciamento localizzato dovuti alla non linearità della distribuzione delle forze alla base delle pareti.
Inoltre, dal punto di vista del montaggio, adottare il cordolo in larice significa “raddoppiare” le connessioni.
L’interposizione tra parete in legno e fondazione di un pannello isolante (vetro cellulare o similari) va valutata con attenzione tenendo ben presenti i seguenti fattori:
Il trasferimento degli sforzi di taglio e di trazione derivanti dalle azioni orizzontali sull’edificio alla struttura sottostante, viene essenzialmente assicurato da staffe metalliche ancorate mediante connettori a gambo cilindrico.
E’ indispensabile tenere in considerazione i seguenti fattori:
Per questo motivo è indispensabile che vi sia una strettissima collaborazione tra chi progetta le fondazioni e chi progetta le strutture in legno (nel caso siano distinti). In quest’ottica un l’utilizzo di software BIM è sicuramente d’aiuto.
In ultimo è fondamentale il rispetto delle quote (±z) delle strutture in c.a. d’appoggio in fase di getto per evitare gli errori mostrati nelle figure seguenti.
Gli aspetti fisico-tecnici (ponti termici e rischio condensa interstiziale) verranno trattati il mese prossimo con la parte 3 dell’articolo.